Sabado 19 aprile
sono ritornata. ieri ho chiesto a raul come potevo incontrare un curandero. mi sveglio prestissimo e vado nella via dove partono i collettivi. sono le 8 del mattino e arrivo a chamula che è praticamente deserta.
quasi con una sorta di timore ed incertezza entro nella chiesa, nel tempio..non so come chiamarlo, dove mi si presenteranno di lì a poco, visioni a dir poco incredibili per una cittadina milanese che vive nella globalizzazione mondiale.
quello che provo è forte ed intenso. in questa chiesa non si viene solo per ricevere ma si viene anche per dare. dare qualcosa di se.
la verità.
il tuo sentire.
io sono ritornata per questo. non sono sicura di esserne capace. vorrei ridare serenità a mio padre. vederlo così mi strazia l'anima. ho cercato tra la piccola folla l'ilote salvador castillano che mi aiuterà in questo piccolo viaggio spirituale. non so bene cosa succederà. è la prima volta in tutta la mia vita che mi siedo davanti ad un dio a chiedere un qualcosa e a parlargli di me...sono tesa.
il pavimento è cosparso di aghi di pino che stanno a rappresentare la fertilità della terra, ed il contatto tra l’uomo e madre natura; candele accese e bottigliette di vetro di coca cola per lo più (ma non mancano fanta e sprite) sono disposte tutte intorno ai fedeli. le persone che affollano questo piccolo pezzo di mondo non chiedono miracoli. vogliono solo capire come poter aiutare i loro cari. o aiutare se stessi. 

forse è lo stesso rituale di ogni culto in tutto il mondo... ma qui, adesso mi sembra tutto differente.
intere famiglie di persone inginocchiate a terra recitano incomprensibili litanie a bassa voce che, andandosi ad unire, danno corpo ad un mistico brusio di sottofondo che mi accompagnerà nella mente anche una volta uscita da quel posto. a loro non importa che fastidiosi turisti girano intorno stupefatti e che forse ridano un po di loro.
capisco che le litanie non sono preghiere ma veri e propri dialoghi con il santo. talvolta senti discutere. a volte vedi piangere. io vedo tantissima umanità con una serenità nei volti che mi fa pensare. sarò mai in grado di trasmettere questo con il mio viso?
intorno alle pareti statue di santi di ogni tipo e provenienza, (oltre all’immancabile icona della vergine del guadalupe, presente in ogni angolo del Messico) ai quali le vengono rivolte le preghiere della gente.
ogni famiglia porta con sè, in un sacco di juta, un gallo o una gallina, a cui verrà tirato il collo alla fine delle preghiere in sacrificio al santo venerato. portano delle candele di molti colori. ogni colore ha un suo significato, del posh, una bevanda che serve per tranquillizzarti e buttare fuori quello che hai dentro..qualcuno offre al santo delle uova, simbolo della vita.
l'ilote è un'ometto piccolino, con una gilet di pelliccia di pecora, con i denti non proprio curati e la pelle scavata dal sole e dal tempo e le dita piccolette e tozze. potrebbe avere qualsiasi età. mi guarda. ci inginocchiamo uno di fianco all'altra. non parla lo spagnolo (daltronde neanche io) ma capisco che mi chiede cosa voglio, cosa cerco. panico. alzo gli occhi verso i santi che ci circondano. sono seduta di fianco a santa marta. sorrido. la guardo e la saluto con la parte più interna di me. non l'ho cercata. mi sono girata ed era li. coincidenza? non lo so.
in questa chiesa ti devi scegliere un santo e dialogare con lui da solo o attraverso un ilote. davanti ad ogni immagine sacra c'è uno specchio per permetterti di guardarti dentro. una sorta di introspezione con te stesso. senza mentirti. sei tu con il santo o chiunque esso sia per te.
tutti i culti sono permessi a chamula. sacro e profano.
questa notte ho sognato il lavoro, l'italia, il ritorno in italia.. e la mia instabilità si fa sentire. forte. chiara.
prima metre aspettavo, vedevo un ilote impegnato con una madre e una figlia...ho pensato. che ci sto a fare? io che non ho mai creduto in nessun dio, che non sono mai andata neanche da un mago, da una cartomante..che non ho mai fatto neanche un piano astrale...oggi è il mio ultimo giorno domani rientro a casa e devo ancora ritornare a san cristobal. mi siedo per terra, tiro fuori la moleskine e inizio a scrivere.
non mi sono neanche accorta che intorno a me ci sono delle persone che mi guardano incuriosite. qualcuno mi sorride. un ragazzo mi si siede acanto e fissa la mia mano che corre veloce sui fogli. non mi dice niente. osserva con occhi attenti. prima il foglio e poi me. guarda.
dopo un po' prende coraggio e in uno spagnolo stentatissimo mi chiede cosa sto scrivendo. quello che sento. rispondo. mi batte una mano sulla spalla e annuisce con vigore. credo che in questo momento è come se stessi dialogando
con i santi che mi circondano. d'altro canto questa è la funzione della chiesa di chamula. trovare la tua strada per il dialogo. mi chiede da dove vengo, ma non credo abbia capito bene. italia proprio non gli dice niente. neanche europa ha effetto su di lui. solo quando dico alemande sorride e capisce che arrivo da molto lontano. più lontano degli stati uniti. sembra apprezzare!
vorrei scrivere tante cose. ho la testa piena di parole e concetti ma la mano è molto più lenta dei miei pensieri. prendo con me degli aghi di pino da terra. non credo sia rubare. ne annuso il profumo. alcuni bambini raschiono la cera della candele consumate da terra e le mettono in un sacchetto. nasceranno delle nuove candele per altri fedeli.
(...) il curandero l'ho incontrato. non so quanto tempo sono stata con lui. ma adesso è la una di pomeriggio. mi sento un po' strana. ma leggera.
mi ha dato delle candele che lui ha disposto in cerchio davanti a san pietro e le abbiamo accese insieme. non so se la scelta di san pietro fosse casuale... non ho avuto il coraggio di chiedere nulla. stavo in silenzio e ascoltavo. me stessa.
lui parlava nella sua lingua, mi sentiva il polso e alla fine guardandomi mi ha splamato il posh su entrambi i palmi delle mani e sui polsi.
mi accingo confusa ad uscire, ma capisco di non aver visto ancora tutto quando scopro anche il significato delle bottiglie di coca cola a terra.
mi accorgo che la gente dopo aver pregato e sacrificato qualche gallina, beve la bibita gassata che ha davanti a sè e dopo pochi istanti rutta fragorosamente.
il rito, mi hanno spiegato, è utilizzato per estirpare peccati ed allontanare spiriti maligni dalla propria anima. una volta bevevano il posh. una bevanda fatta di erbe leggermente gasata. oggi è più conveniente comprare la coca cola.
oggi in Messico la coca cola è più venduta dell’acqua (ed anche più economica) e nel tempo si è andata a sostituire in questo stranissimo rito ad un’antica bevanda alcolica locale dal colore scuro e dal sapore forte.
suggestionata dal posto e dai rituali quasi non mi accorgo che la sacralità del luogo è continuamente violata da alcuni indios che alternano una chiaccherata al cellulare ad una preghiera.
la globalizzazione e le grandi multinazionali sono arrivate fin qui: coca cola per incenso e cellulari che annientano il rispetto di qualsiasi Dio.
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