venerdì 16 luglio 2010

ho smesso di scrivere da quasi un anno. così, all’improvviso. senza preavviso o uno specifico perché. all’improvviso, la pigrizia ha preso il sopravvento e non ho avuto la forza, o la voglia, di combatterla. è arrivata così. silenziosamente garbata. mi ha preso alle spalle, mi ha avvolta, quasi non me ne sono accorta, e un giorno, all’improvviso, ho capito che aveva vinto lei. e devo ammetterlo, non ho opposto una grande resistenza. 

l’ho lasciata infiltrarsi dove voleva. l’ho seguita e ascoltata. l’ho lasciata fare. poi piano piano, ho iniziato a risvegliarmi dal suo magico torpore e un poco mi sono sentita colpevole. non so bene di cosa, quasi avessi rinunciato ad un dovere… mi sono raccontata che non avevo avuto tempo. che dovevo aspettare il momento adatto. perché ho sempre scritto ricreandomi la stessa atmosfera. con le mie certezze ambientali. 

ma non è così. lo so, che non è così. 
eppure non sono riuscita a cacciarla, a metterla da parte. non mi sono neanche arrabbiata. me la sono vissuta... mi sono crogiolata della sua (o mia) assenza di volontà portata sempre avanti come scusa. 
mi sono vissuta l’ozio come parentesi emozionale. l’ho usata per cercare di comprendere e assaporare una nuova parte di me ancora da chiarire. arrendersi all’ozio della mente… succede. e così è successo: ho smesso di scrivere. 

perché è di pigrizia che stiamo parlando. non di mancanza di spunti o di riflessioni. solo di banalissima pigrizia mentale. perché mai, come in questo ultimo anno la vita è stata così ricca di cose. tante. e mi fermo a sorridere accorgendomi all’improvviso di quanto ancora, a 39 anni, riesco ancora a sorprendimi di quello che sono, che ero... la conferma, e forse la consapevolezza (se mai l’avrò) che siamo esseri in costante mutamento ed evoluzione. assolutamente irrazionali, mascherati in consuetudini non nostre e che forse neanche ci appartengono.

arroccati in nell’arrogante certezza di poter controllare gli eventi e di deciderne la fine. o l’inizio. felicemente sorpresa di constatare che non saremo mai più uguali a ieri. e che mai potremmo immaginare come saremo domani. questa è vita. questo è quello che voglio vivere. voglio continuare a mettere un piedi davanti all’altro alzando lo sguardo tutt’intorno… guardare le cose in faccia e riconoscerne il vero nome… e continuare a camminare. cercando, e forse trovando. camminando. 

non sono spaventata questa inconsapevole incertezza. non lo sono mai stata. sentire l’adrenalina del nuovo. perfetta. quasi rassicurante. non si può avere paura del futuro, dei cambiamenti se riconosci l’imprevedibile impossibilità di programmartelo il tuo futuro. mi piace. 

e così, ascoltando il rumore della pioggia sugli alberi, mi rimprovero dolcemente di non aver preso la penna in mano più spesso o acceso il pc per memorizzare quell’attimo, quel pensiero, quell’incontro.. controsenso. 

so che non dobbiamo congratularci troppo con noi stessi , che si rischia di inciampare in trappole di arroganza ma riconosco che quest’assenza di paura, questa voglia di continuare a cercare parti di me mi ha fatto camminare con gli occhi aperti. che questo tuffo nella mia nuova vita mi sta regalando nuove risate, nuovi occhi, un nuovo pianto, un nuovo sentire, una nuova parte di me. 

sono felice. non so se è un’affermazione o forse più una domanda. non lo so. come non so assolutamente la risposta. ho sempre avuto paura di dire si, sono felice. affermarlo con la certezza che in quel preciso momento che ti escono le parole di bocca o che le lettere prendano forma in parola su uno schermo o sulla carta la tua felicità sia tutta li… esclusivamente in quelle lettere che ne formano il significato. io so che ci sono. oggi mi basta questo. è una conquista. 

sono dove voglio stare oggi e con la persona accanto che adoro e amo di più ogni giorno che passa. mi sono accorta che il tempo passava e che c’erano state troppe parole non dette e tanti sguardi non ricambiati. mi sono accorta che non c’è gradualità nell’accadere delle cose. le cose, quando capitano, capitano. così, banalmente. e non è nemmeno che puoi accompagnarle, impedire che ruzzolino trascinandoti con loro. non si possono fare andare piano le cose che capitano… la vita…non si può controllare o gestire. forse nemmeno capirla. 

non ci credo che la vita cambia un po’ alla volta. o cambia, e fai in modo che cambi, o rimane la stessa. semplicemente. puoi trovarti mille spiegazioni, trovare risposte a domande che ti ronzavano nella testa, trovare delle cause, e ti convinci che il cambiamento era lì, nell’aria. ma in fondo non lo sai perché la tua vita è cambiata. non conosciamo sempre le ragioni delle cose. io voglio accorgermi che la vita mi sta passando accanto.

lunedì 12 aprile 2010

ma ci fa così paura amare?



ma ci fa così paura amare? abbiamo ancora così paura a donarci a questo sentimento così incomprensibile? l’amore fa paura perché è enormemente sopravvalutato come soluzione alla solitudine. forse perché implica mettersi in gioco, perché si pensa che si potrebbe soffrire troppo se l’altro ci lasciasse. sappiamo perfettamente che la paura è il nome che diamo alle nostre incertezze, alla nostra insicurezza che proiettiamo sull’altro che facciamo diventare un nemico pericoloso. allora sogniamo amori idealizzati e perfetti, fuori dal reale; oppure scegliamo persone sbagliate per continuare a emozionarci pur rimanendo autonomi. 

perche anche di questo abbiamo enormemente paura: di perdere la nostra autonomia. ma quale poi? 
autonomi di decidere quando mangiare? 
se andare o no al cinema o ad una cena di natale? 

forse qualcuno di noi ha paura della vita. semplicemente questo. e quindi ci si mette "in due" per proteggersi da essa. 
altri temono l’amore e si accontentano di rapporti distanti, formali, di facciata, in cui si rimane uguali a se stessi...se stessi... in cui non si chiede né a sé né all’altro di mettersi in gioco nel rapporto. è proprio per questo che quando spontaneamente finisce l’eccitazione della novità ci troviamo con la nostra unione vuota, senza niente che ci tenga insieme. e da li la voglia di ricominciare da un'altra parte, di provarne un'altra. di ritrovare quell'emozione che ci ha fattodistrarre dalla nostra vita.

le relazioni d’amore sono decidibili e determinabili? credo che no.
noi umani non ci comportiamo in maniera prevedibile come un tostapane o un’automobile.
per fortuna.
un tradimento può sempre avvenire, una distrazione, un incontro più importante, un brivido improvviso e difficile da lasciare andare. il futuro non è sotto il nostro controllo ma proprio questo è il bello.
vivere per scoprire quello che potrebbe accadere un po' più in la...
diamoci del tempo...
c’è poi un minuto di sospensione tra quello che il futuro ci propone/impone e il nostro arbitrio.
c'è la possibilità di dire ci sto/non ci sto/proviamo di nuovo. purtroppmolto spesso non siamo consapevoli che non ci sono rischi nell'amare.
non siamo consapevoli che rischiamo meno che nello stare in una relazione senza amore, che può deprimerci in maniera irreversibile...lentamente.
decidere di amare, di lasciarsi andare al sentimento ha invece vantaggi incommensurabili. abbiamo la possibilità di evolvere e maturare.
abbiamo la possibilità di imparare a chiedere, rispettando noi stessi.
e se l’altro se ne va,
se ci manca di rispetto,
se ci offre solo briciole,
se tenta inconsapevolmente o meno di farci del male,
se...se...
noi abbiamo noi stessi su cui contare, sempre e comunque. e questo non dobbiamo dimenticarlo e non è un ripiego. possiamo e dobbiamo contare sul nostro cuore. sulle nostre risorse e sulle nostre debolezze. purché siamo onesti con noi stessi.

ci diciamo chi e dove siamo, cosa dobbiamo migliorare, come possiamo adattarci di più alla vita. non è sulla certezza che si basa l’amore ma sull’investimento che implica curiosità verso l’altro, disponibilità a mettersi in gioco e a investire su progetti comuni, quelli che ci permettono di ballare, cantare, piangere, ridere...insieme.