martedì 13 marzo 2012

milano..novembre duemilaundici

in questi giorni mi sono domandata se esite una differenza nel dolore, nel sentirlo. e' una domanda che mi si agita nella mente perche' ancora sono in un limbo ovattato dove non provo nessun tipo di sentimento. mi sento vuota. 
dove il vuoto e' infinito e senza luce. non dovrei neanche pensarci. non dovrei cercare di razionalizzare anche il dolore. il vuoto. il vuoto e' nulla. e il nulla non esiste, non ha bisogno di essere razionalizzato. dovrei smetterla di farmi domande. fermarmi e ascoltare. ascoltare il ritmo del mio cuore. sentire il sangue che mi scorre nelle vene. 

forse ho paura proprio di questo. forse ho paura di sentire quello che sento davvero. ho la sensazione di essere seduta su una bomba ad orologeria...ne sento il tic tac...e so che questa bomba sono io. 

com'e' difficile, enormemente difficile trovare una logica  e un senso al mio dolore. sono ancora in stand-by. controllata. razionale. ho gia' conosciuto la morte, ho gia' ragionato sulla perdita, ho gia' percorso la terra del bho!? so che tutto ha una fine. ho sempre creduto in un laico inizio e ho sempre vissuto l'immortalita' dei ricordi...

ci sono stati momenti sospesi dove per un secondo ho creduto che il tempo si fosse fermato; primo febbraio duemilatre.pause interminabili durate un leggerissimo soffio tra respiri di un corpo che si spegneva da dentro. frazioni di secondi galleggianti in un tempo che non era quantificabile. dove il non senso ti appare reale e il miracolo e' la tua unica speranza. 

in e out. tic tac. dove ad ogni in credi in una pausa bugiarda ma sai che e' solo il preludio della fine. pause sempre piu' lunghe fino a quando il tempo e' scaduto del tutto.e una parte di te non tornera' mai piu'. 

mi sto chiedendo se ci si puo' accorgere che una pausa sta diventando una fine. ci sono malattie che sono solo pause. corridoi verso un qualcosa che non possiamo controllare...qualsiasi sforzo facciamo. ci sono pause che non riusciamo a riconoscere. mio padre l'ha scelta la sua pausa. 

forse e' iniziata molto lontano. sicuramente e' nata molto prima di chiunque se ne potesse accorgere. 

diamo il nome di depressione ad una malattia molto piu' subdola di ogni tumore...diamo nomi ad ogni cosa per trovarci poi delle spiegazioni...ne abbiamo bisogno. goccioline che hanno scavato dentro lentamente. hanno creato voragini talemete grandi che quando sono state visibili ... non eravamo pronti. 

avremmo mai potuto essere pronti? potevo accorgermene? 
cazzo questa e' la domanda che mi rimbalza dentro. 

io purtroppo non credo ad un aldila'. io ho sempre visto la morte come ad una fine. punto. l'ho sempre pensata come la fine di un qualsiasi dolore. ma se ti rendi conto di non soffrire piu', se capisci che il tuo essere carne ha smesso di essere sulla terra accanto ad altri corpi..allora ...forse qualcosa ci sara'... se e' vero che la vita ci riserva delle sorprese ce le puo' riservare anche la morte? forse il pensiero di coscienza, di pace definitiva ci aiuta da vivi? qui?adesso?a mettere in ordine dentro. senza accumulare, o almeno cercare, di vivere senza portarsi montagne sulle spalle?

sto cercando una spiegazione razionale al suo gesto. quante volte gli ho urlato addosso la sua disperazione. la mia. ovattata nella mia ottusita' di figlia innamorata di un padre invincibile. lui e' stato la piu' grande sorpresa della mia vita. 

ci hai fottuti. tutti. 

ho cercato segnali in casa. ho rovistato nei sui cassetti. ho guardato dentro le tasche dei suoi pantaloni. ho chiesto al medico, l'ultimo che lo aveva in cura i risultati dei testi quasi mi aspettassi di leggere, di intravedere qualcosa che neanche loro avessero visto. sempre con la stucchevole presunzione di capirlo meglio di chiunque altro. 
non questa volta. 
o forse mai. 
ha fregato anche me. 
la sua bambina.

quanto stavi male papa'. quanto hai dovuto lottare , fingere, cadere, rialzarti ... sempre con piu' fatica. quanto hai cercato di urlare. urla mute che ti rimbalzavano dentro insopportabii. che maschera hai dovuto portare per tutti questi hanni. che folle fatica che hai fatto. 

dammi del tempo papa'.
dammi del tempo per non essere ancora arrabbiata con me. 
so che non l'avresti mai voluto. riposa in pace papa'. 
saluta la mamma.