venerdì 18 maggio 2012


parlami come il vento fra gli alberi 
parlami come il cielo con la sua terra 
non ho difese ma 
ho scelto di essere libera 
adesso è la verità l'unica cosa che conta 
dimmi se farai qualcosa,
se mi stai sentendo
se vrai cura di tutto quello che ti ho dato
dimmi
siamo nella stessa lacrima, 

come un sole e una stella
luce che cade dagli occhi, sui tramonti della mia terra su nuovi giorni
ascoltami
ora so piangere
so che ho bisogno di te
non ho mai saputo fingere 
ti sento vicino 
il respiro non mente
in tanto dolore
niente di sbagliato
niente, niente...
il sole mi parla di te... mi stai ascoltando?
ora la luna mi parla di te... 

avrò cura di tutto quello che mi hai dato...
anche se dentro una lacrima, come un sole e una stella
luce che cade dagli occhi sui tramonti della mia terra
su nuovi giorni in una lacrima come un sole e una stella
siamo luce che cade dagli occhi sui tramonti della mia terra
su nuovi giorni

"I libri conoscevano le mie pene, i bisogni, gli scontenti. I libri insegnano ai ricordi, li fanno camminare. 
Li ho letti per intero, non ne ho lasciato nessuno a mezzo, per quanto fosse deludente o presuntuoso l’ho seguito fino all’ultima linea.
Perché è stato bello per me girare la pagina letta e portare lo sguardo in alto a sinistra, dove la storia continuava."
Erri De Luca

martedì 13 marzo 2012

milano..novembre duemilaundici

in questi giorni mi sono domandata se esite una differenza nel dolore, nel sentirlo. e' una domanda che mi si agita nella mente perche' ancora sono in un limbo ovattato dove non provo nessun tipo di sentimento. mi sento vuota. 
dove il vuoto e' infinito e senza luce. non dovrei neanche pensarci. non dovrei cercare di razionalizzare anche il dolore. il vuoto. il vuoto e' nulla. e il nulla non esiste, non ha bisogno di essere razionalizzato. dovrei smetterla di farmi domande. fermarmi e ascoltare. ascoltare il ritmo del mio cuore. sentire il sangue che mi scorre nelle vene. 

forse ho paura proprio di questo. forse ho paura di sentire quello che sento davvero. ho la sensazione di essere seduta su una bomba ad orologeria...ne sento il tic tac...e so che questa bomba sono io. 

com'e' difficile, enormemente difficile trovare una logica  e un senso al mio dolore. sono ancora in stand-by. controllata. razionale. ho gia' conosciuto la morte, ho gia' ragionato sulla perdita, ho gia' percorso la terra del bho!? so che tutto ha una fine. ho sempre creduto in un laico inizio e ho sempre vissuto l'immortalita' dei ricordi...

ci sono stati momenti sospesi dove per un secondo ho creduto che il tempo si fosse fermato; primo febbraio duemilatre.pause interminabili durate un leggerissimo soffio tra respiri di un corpo che si spegneva da dentro. frazioni di secondi galleggianti in un tempo che non era quantificabile. dove il non senso ti appare reale e il miracolo e' la tua unica speranza. 

in e out. tic tac. dove ad ogni in credi in una pausa bugiarda ma sai che e' solo il preludio della fine. pause sempre piu' lunghe fino a quando il tempo e' scaduto del tutto.e una parte di te non tornera' mai piu'. 

mi sto chiedendo se ci si puo' accorgere che una pausa sta diventando una fine. ci sono malattie che sono solo pause. corridoi verso un qualcosa che non possiamo controllare...qualsiasi sforzo facciamo. ci sono pause che non riusciamo a riconoscere. mio padre l'ha scelta la sua pausa. 

forse e' iniziata molto lontano. sicuramente e' nata molto prima di chiunque se ne potesse accorgere. 

diamo il nome di depressione ad una malattia molto piu' subdola di ogni tumore...diamo nomi ad ogni cosa per trovarci poi delle spiegazioni...ne abbiamo bisogno. goccioline che hanno scavato dentro lentamente. hanno creato voragini talemete grandi che quando sono state visibili ... non eravamo pronti. 

avremmo mai potuto essere pronti? potevo accorgermene? 
cazzo questa e' la domanda che mi rimbalza dentro. 

io purtroppo non credo ad un aldila'. io ho sempre visto la morte come ad una fine. punto. l'ho sempre pensata come la fine di un qualsiasi dolore. ma se ti rendi conto di non soffrire piu', se capisci che il tuo essere carne ha smesso di essere sulla terra accanto ad altri corpi..allora ...forse qualcosa ci sara'... se e' vero che la vita ci riserva delle sorprese ce le puo' riservare anche la morte? forse il pensiero di coscienza, di pace definitiva ci aiuta da vivi? qui?adesso?a mettere in ordine dentro. senza accumulare, o almeno cercare, di vivere senza portarsi montagne sulle spalle?

sto cercando una spiegazione razionale al suo gesto. quante volte gli ho urlato addosso la sua disperazione. la mia. ovattata nella mia ottusita' di figlia innamorata di un padre invincibile. lui e' stato la piu' grande sorpresa della mia vita. 

ci hai fottuti. tutti. 

ho cercato segnali in casa. ho rovistato nei sui cassetti. ho guardato dentro le tasche dei suoi pantaloni. ho chiesto al medico, l'ultimo che lo aveva in cura i risultati dei testi quasi mi aspettassi di leggere, di intravedere qualcosa che neanche loro avessero visto. sempre con la stucchevole presunzione di capirlo meglio di chiunque altro. 
non questa volta. 
o forse mai. 
ha fregato anche me. 
la sua bambina.

quanto stavi male papa'. quanto hai dovuto lottare , fingere, cadere, rialzarti ... sempre con piu' fatica. quanto hai cercato di urlare. urla mute che ti rimbalzavano dentro insopportabii. che maschera hai dovuto portare per tutti questi hanni. che folle fatica che hai fatto. 

dammi del tempo papa'.
dammi del tempo per non essere ancora arrabbiata con me. 
so che non l'avresti mai voluto. riposa in pace papa'. 
saluta la mamma. 

giovedì 23 febbraio 2012


Cammino in questi giorni, quel poco che posso camminare nel tragitto tra un parcheggio e una reception, guardando il mare da lontano con un sorriso finto sulle labbra, sommersa da chiacchere inutili che trascinano le mie giornate avanti. 
Novembre e’ ancora dietro l’angolo. E le mie emozioni sono in una riserva lontana dell’anima. So che ho bisogno di tempo e di silenzio. Ho bisogno di non aver paura. Di essere la donna coraggiosa che c’e’ in me. 
“Ma per essere forti bisogna amare se stessi; per amare se stessi bisogna conoscersi in profondità, sapere tutto di sé, anche le cose più nascoste, le più difficili da accettare”.Ed il punto credo sia questo. Ho imparato ad amarmi col tempo. Crescendo e lavorando su me stessa. 
Ascoltando e sentendo il mio corpo cambiare, le mie emozioni crescere. Ho chiesto aiuto quando sono stata sull’orlo del precipizio e con le poche forze che avevo ho preso una strada differente. Su quella strada ho imparato ad accettare anche le ombre piu’ scure. Osservarle per quello che sono e andare avanti. 
Ma adesso il cammino e’ ricominciato…e sulla strada vedo ancora delle ombre. 
Ogni notte, ogni sorgere del sole passo davanti alla foto di noi. Piu’ volte al giorno i miei occhi si posano sul suo viso per cercare di vedere i suoi occhi. Per vedere se qualcosa era prevedibile. Se c’erano consigli che non ho saputo cogliere. Se c’erano richieste alle quali potevo dar risposta. 
Oceani in mezzo a due continenti sanno attutire la realta’ se non siamo in grado di guardare piu’ in la… la mia colpa e’ quella di essere stata egoista? La mia condanna sara’ quella di voler salvare me stessa.
Non mi sono accadute che cose inaspettate. Molto avrebbe potuto essere diverso..se io fossi stato diverso. Ma tutto è stato come doveva essere, perchè tutto è avvenuto in quanto io sono come sono”.. (Carl Gustav Jung) 
O lui o me. 
Lui ha scelto. 
Non c’e’ notte che si presenti. Non c’e’ ora che non gli parli. 
Ma lui e’ morto vero? 
Anche se prendo l’aereo viaggio verso est non riusciro’ a trovarlo vero?