sabato 9 maggio 2009

blog per viandanti di Pino Cacucci

Se esiste una popolazione a questo mondo che è immune dal panico, la trovate in Messico. Secoli e millenni di filosofia di vita improntata all’ineluttabile accettazione della morte come evento naturale, li ha abituati a un salutare distacco dall’impulso che noi chiamiamo panico. (…) 
Da quando si è diffusa la notizia della nuova emergenza, scambio una miriade di mail con i tanti amici che ho a Città del Messico. Sono persone immuni non solo al panico, ma anche alla disinformazione, avvezzi a considerare i telegiornali come una ridda di scempiaggini. Ecco perché mi inquieta la loro pacata preoccupazione: nessuno indulge alle dietrologie, e la domanda è sempre la stessa, “perché misure così drastiche e inaudite, sanno qualcosa che noi non sappiamo?”
Il Distrito Federal, stato della confederazione messicana formato dalla sola capitale, il più piccolo per estensione e il più popoloso, conta 20 milioni di abitanti che arrivano a 25 se si calcola l’intera “area urbana”, che sconfina negli stati limitrofi. Va da sé che con una simile concentrazione di persone, si muoia di tante cose e risulti difficile distinguere tra il numero “normale” di decessi per polmonite in individui già minati nel fisico da tempo, per influenza qualsiasi (che ricordiamolo, nel mondo miete mezzo milione di vittime all’anno, e stiamo parlando delle stagionali epidemie di influenze “normali”), per una infinità di “eccetera” legati a malattie polmonari e bronchiali e insufficienze cardiache e così via. La dietrologia è cattiva consigliera. 
In Internet fioccano le tesi più svariate, da quelle soltanto opinabili a quelle decisamente assurde, alcune, ammettiamolo, suggestive e persino credibili. L’unico dato di fatto è l’impennata dei titoli in borsa delle multinazionali farmaceutiche, però è difficile, al momento, rievocare la “bufala dell’aviaria”, perché stavolta sembra ci siano reali motivi di incertezza, al riguardo. 
Un altro dato singolare, è che dopo giorni di cifre sui morti in crescendo, si scopre che tra tutti i campioni inviati dal Messico al CDC di Atlanta, un autorevole centro negli Usa per l’analisi di malattie infettive (come per dire al resto del mondo: se non vi fidate dei messicani, eccovi il responso dei Number One in materia), soltanto sette (sette!) decessi sono dovuti al virus H1N1, lasciando in sospeso la risposta su cosa abbia ucciso le altre 152 persone del totale finora accertato. Curiosa, questa perdita di tempo: come scrive Mike Davis, il noto giornalista indipendente, “si è sprecata una settimana in attesa che un laboratorio statunitense analizzasse il virus, quando è risaputo che il Messico vanta esperti sanitari di fama mondiale”. 
E Mike Davise aggiunge: “Il dato paradossale di questa febbre suina è che è stata pronosticata da almeno sei anni, quando la rivista Science ha pubblicato un articolo di grande risalto in cui metteva in evidenza che ‘dopo anni di stabilità, il virus della febbre suina dell’America del Nord ha compiuto un salto evolutivo vertiginoso’.”Anche il dato che riguarda i 1.311 ricoverati in ospedale, su una popolazione di 25 milioni, continua a farci chiedere a cosa siano dovute queste misure così drastiche. Allora: sanno qualcosa che non sappiamo? Comunque, nessuno dei tanti amici che ho a Città del Messico si è lasciato suggestionare dalle dietrologie. Ora, a distanza di alcuni giorni, con un quadro della situazione ancora confuso e in bilico tra l’allarme in procinto di rientrare e la preoccupazione per ciò che non si riesce a capire, almeno alcuni dati certi li abbiamo. Eccoli. Oggi, 29 aprile, l’inviata del TG1 ha fatto un servizio dalla località di La Gloria, affermando che è da qui che si è diffusa l’epidemia. 
Ha detto “poco più a sud di Città del Messico”. In realtà La Gloria è nello stato del Veracruz, municipio di Perote. Dallo scorso febbraio la popolazione ha sofferto un’ondata di infezioni respiratorie che ha colpito il 60% dei circa tremila abitanti, cioè la maggioranza, un dato inaudito, causando la morte di almeno 20 persone, apparentemente di polmonite. Poi, a marzo, un bambino che sarebbe morto di quella che ora chiamiamo “febbre suina”. È cominciato tutto da qui, a quanto sembra. Perché? A La Gloria ci hanno provato, eccome, a protestare per questa situazione d’emergenza. 
Tutti qui lo sanno da tempo chi è il responsabile. Tanto da aver inscenato manifestazioni, blocchi stradali, scontri con la polizia. Tutto inutile. Le multinazionali, vero cancro dell’era moderna, che si comportano come virus saccheggiatori nel corpo altrui, che non rispettano leggi locali né regole “umanitarie” e tanto meno ambientali, che perseguono il profitto a costo di scardinare gli equilibri del pianeta, a La Gloria hanno chimici nelle falde freatiche, inquinamento dell’aria, una situazione insostenibile, tanto che la prima denuncia degli abitanti risale al 2007. 
Niente, le multinazionali fanno come vogliono, il North American Free Trade Agreement garantisce loro l’impunità, perché prevede che le leggi dello stato non possono “ledere gli interessi” di un investitore. Il 10 gennaio scoro la popolazione ha persino bloccato la superstrada Achichica-Perote nel tentativo di ottenere controlli, esasperata per il crescente numero di malattie infettive. 
Un piccolo dato illuminante: la Granjas Carroll nel 2006 è stata prima multata e infine costretta a chiudere i suoi stabilimenti in North Carolina e Virginia per il grave inquinamento ambientale provocato. Paradossi del NAFTA: una multinazionale che minaccia la salute dei cittadini può essere cacciata dagli Usa e subito dopo riprendere a compiere le stesse scelleratezze in Messico. Torniamo all’articolo di Mike Davis, persona immune sia al panico che alle dietrologie: se già sei anni fa la denuncia dell’autorevole rivista Science è caduta nel nulla, si deve al fatto che le multinazionali dell’allevamento intensivo dei suini hanno messo tutto a tacere, perché il profitto viene prima di tutto. Un comportamento tipico di quest’epoca: turiamo falle, incassiamo dividendi, e chissenefrega del futuro. Ora, il presente, investe anche loro nel tracollo: anche se non consumare carne di maiale è irrazionale rispetto all’influenza, è giusto boicottarla se proviene da allevamenti intensivi. 
Se fossimo consumatori coscienti e responsabili, del resto, mangeremmo soltanto prodotti biologici ed equo solidali, carne compresa.Ora sono curioso di vedere se i Tg nostrani approfondiranno la situazione di La Gloria, municipio di Perote, Stato del Veracruz, inizio conclamato del focolaio. 
Si accettano scommesse
   … BlogAutore Pino Cacucci

1 commento:

  1. ciao, sono sul divano in attesa di sentirti su skipe.....
    ho visto e letto le tue cose sul blog e come sempre mi emoziono, leggo le tue storie, i tuoi racconti e sono li ebete, sarà la vecchiaia che oramai ha preso il sopravvento??
    ma mi ricordo di essere stato un tipo, per così dire ... sensibile... anche in giovine età. ma chissà boh!
    comunque andiamo avanti, sono rientrato da ieri con volo di linea air france visto che i nostri charter sono stati cancellati, e sono rimasto molto sorpreso vedendo che tutte le persone, amici, che mi incontravano mi chidevano notizie del virus H1V1 febbre del maiale o come si chiama, alcuni sorridendomi si sono avvicinati e con fare da simpaticone: "non ti do la mano ah ah ah, non si sa mai...." il nostro amico Gegio mi abbracciato!!
    è incredibile, ho parlato di questa influenza più qui in italia in 12 ore che in Mexico in un mese......italia, italia scritto in minuscolo perchè è un paese minuscolo con un popolo minuscolo, e non è in relazione al territorio o all'aspetto fisico.
    durante il mio viaggio di ritorno ho dovuto fare due scali, il primo ad Atlanta (usa) e il secondo a Parigi prima di arrivare a Bologna e in nessuno di questi aeroporti qualcuno mi ha chiesto o detto qualcosa riguardo il virus, nessun controllo, nessuna selezione da superare... com'è che tutti qui sono agitati, forse non siamo immuni dal panico (in riferimento a Cacucci)... al contrario dei messicani, qui ci impanichiamo per qualsiasi cosa, anzi forse non ci impanichiamo per le cose serie, per quello che succede al nostro (forse è meglio dire loro) paese, dove chi comanda si può permettere ogni cosa e chi denuncia questo viene deriso e allontanato, però tutti sono preoccupati di un virus inflenzale, che si cura come l'influenza, che ha fatto 19/20 morti.
    che paese di bamba, anche questo in riferimento al Mexico dove invece la bamba si suona e si balla.
    hasta siempre, non vedo l'ora di tornare.

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