domenica 15 giugno 2014

Milano, dopo tre anni. Maggio 2014

Si dice che il tempo cancella i ricordi  o forse li sfuma. A volte, credo, li mette solo in un angolo. 

Milano l'ho ritrovata come nei miei pensieri, timida e bella, caotica e nervosa, segreta e dolcissima. Di quella bellezza che solo i milanesi riconoscono come propria e che non riescono a levarsi di dosso. Perché Milano, come diceva qualcuno, é come una vecchia signora, che si lascia scoprire poco alla volta. Se ne hai voglia..o se hai pazienza. 

Ho sempre viva dentro di me la sensazione che ho provato quando ho capito che volevo lasciarla. Che non la capivo piú. Non mi aveva delusa o ferita, semplicemente stava cambiando, e io con lei. 

La sensazione di smarrimento e di assenza iniziavano ad essere troppo pesanti per il mio sempre fragile equilibrio, e cosí un giorno di primavera l'ho lasciata. Sono passati cinque anni e non mi sono mai pentita della scelta fatta ma tornarci, adesso, é come se mi si riaprisse il cancello di casa davanti. Casa mia. 

Mi sono sempre sentita milanese con tutte le contraddizioni e i luoghi comuni, veri o falsi, che una parola puó raccogliere ma oggi mi domando se lo ero veramente. Era questo il mio vero io? La città che vivevo e amavo era veramente il mio modo di essere? Io ero cosí? Recitavo? o o mi facevo ubriacare dalla sua frenesia e dalle molteplici opportunità, dalle sue bellezze, le sue luci...

Perchè quando sono a casa, la mia nuova casa messicana, mi sento differente. Perché i ritmi, i colori, la mia vita é completamente cambiata. Perché l'azzurro é di un azzurro meraviglioso e la terra la senti quando cammini per la strada e l'orizzonte é più in la di ogni immaginazione.

Ma mi sento ancora al davanzale di un balcone osservando quello che succede nella piazza di fronte. Mi sento presente, non mi sento estranea, solo osservo e sento e cerco di capire se veramente apparteniamo a qualche mondo. Se c'é un luogo al quale apparteniamo o siamo noi che dobbiamo farlo nostro.

E sorrido. Perchè é la stessa sensazione e la stessa domanda che mi facevo prima di prendere la decisione di fare le valige e lasciare Milano; ma sono io tutto questo? 

Non lo sapevo certamente allora e certamente non lo so nemmeno oggi. Ma continuo ad osservare, e sentire, e cercare di capire e vedo quanto le persone si dividono e si somiglino anche a migliaia di km di distanza e non lo sanno. Pensando di essere diversi, peggiori o migliori, piú sfortunati o fortunati. Penso a quanto sarebbe importante poter far sentire quest'emozione ad ogni abitante del pianeta.  

Fargli vedere che fuori dal prorio cortile, dal proprio quartiere, cittá, regione e stato il suo vicino ha le stesse  sue paure le stesse sue gioie. E ride e piange esattamente come lui. Desidera come lui di camminare tranquillamente per le strade e guardare cose belle intorno a se. Riposarsi sotto un bellissimo albero o visitare un museo o semplicemente guardare il cielo. 

Poter dire no, non voglio, quando vuole. Accorgersi, fuori da tutta questa confusione, da tutto questo bmbardamento di finte necessitá, che tutto sommato quello che abbiamo ci basta giá. Hanno fatto in modo di renderci sempre piú insodisfatti di non riuscire ad accontentarci mai, a farci dubitare e guardare con distacco il nostro vicino perché lui ha un lavoro magari sottopagato e a te hanno lasciato a casa, o riesce ad avere un sussidio un "privilegio" (o é un diritto?) che credi  abbiamo tolto a te. 

Hanno fatto in modo che si desideri di andare via perché la tua cittá te la stanno togliendo perché non riesci piú a desiderare veramente e decidere delle tue prioritá perché te le impongono loro. Ma dentro di te, se riesci a fermarti, lo sai che quel "loro" sei anche tu. Lo sai che tutto questo sei anche tu e che questo lo hai creato anche tu. Che anche tu sei lo sbaglio nel quale vivi.  

Questa indifferenza nel sorriderci, nel non guardare negli occhi uno sconosciuto e semplicemente augurargli un buon giorno o al vicino che incontri in ascensore tutti i giorni... l'hai costruita anche tu quando ti sei distratto, quando non sei andato a votare o ci sei andato senza informarti veramente senza avere dei dubbi e senza farti delle domande.

L'abbiamo voluto anche noi quando abbiamo iniziato a costruirci delle false vite sempre up-to-date quando abbiamo confuso il vero privilegio di accedere ad una rete internet o di avere un passaporto che non richiede visti speciali per decidere dove andare o di accedere a delle strutture mediche ed educative pur non possedendo conti correnti a molti zeri. Non l'abbiamo ancora capito che siamo fortunati?

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